I maggiori esperti mondiali di previsioni stagionali e di indici climatici invernali prospettano un nuovo e radicale sconquasso del Vortice Polare stratosferico in gennaio. Ciò avrebbe un impatto estremamente negativo sulle condizioni meteo in Europa, con tempeste invernali e freddo maggiore alla media in quel periodo che registra le temperature più basse dell’anno.
Le ultime previsioni indicherebbero una disfatta Vortice Polare che andrebbe a stabilizzare la troposfera, ovvero laddove si verifica di fenomeni atmosferici. Questo favorirebbe una sorta di sbandata di masse d’aria fredda che andrebbero a dilagare nell’emisfero settentrionale, inducendo nell’Europa l’arrivo di aria polare fin sino il Mediterraneo centrale, con l’alto rischio di avere perciò delle nevicate abbondanti e gelo.
Tali proiezioni a lungo termine erano attese sulla base di una serie di considerazioni che sono state svolte negli ultimi tempi anche in associazione della diminuzione di forza di un altro indice di comportamento del clima: La Niña. Come è noto La Niña è prevista in diminuzione a partire da gennaio, e andrebbe a favorire condizioni climatiche opposte alle attuali. In manifestarsi degli effetti della diminuzione di La Niña però si vedranno più avanti nel tempo, in quanto in primavera passeremo ad una fase detta neutra.
Ciò che invece avremo nell’immediatezza, non subito, ma con gennaio, è una nuova fase gelo intenso ancora nel Nord America e successivamente in Europa. Non c’è da attendersi un’ondata di gelo attorno all’Epifania, pertanto, ma secondo gli illustri climatologi, nel periodo successivo, quindi con il ritorno dei ragazzi a scuola, ma saremo in un “territorio che definiamo minato per l’affidabilità di questa tesi in così ambito ristretto”.
Per meglio intenderci, ciò che illustriamo sono dei processi termici e pressori a lungo termine, con ampio spazio temporale e geografico; perciò, non è possibile concentrarsi sull’allocazione esatta di questi eventi in ambiti nazionali. Per dire, non sappiamo se l’Italia intera, o parte di essa, ne sarà coinvolta per il freddo. Cosa ben diversa sembra essere quella della NAO negativa, che invece porterebbe una sensibile fase di maltempo, essendo questa indirizzata soprattutto ad abbassare il flusso delle tempeste oceaniche sino alle nostre latitudini.
Ci sono però da considerare le ingerenze, non da poco, che avrebbe il Vortice Polare stratosferico, ideali per irruzioni d’aria fredda, con alta possibilità di freddo in Europa.
Come descritto, si intravvede la variazione di quell’indice di comportamento che abbiamo visto nei primi 15 giorni di dicembre, chiamato NAO, che tornerebbe ad essere negativo. Stavolta potrebbe essere ancor più marcata la sua influenza, e avere la forza di dar seguito a più profonde basse pressioni mediterranee.
Un’ulteriore complicazione potrebbe avvenire in stratosfera, con un eventuale irruento riscaldamento (Strat Warming) che potrebbe essere agevolato dall’instabilità del Vortice Polare stratosferico, con un rimescolamento di quelle rarefatte masse d’aria di alta quota, che poi in genere trasmettono delle interferenze sino alle correnti atmosferiche al suolo che potrebbero divenire retrograde nella parte centrale e settentrionale del nostro Continente, ovvero da est verso ovest, risucchiando aria gelida dalla Siberia o dall’Artico siberiano (Mare di Kara).
Tale ipotesi è suffragata quale conseguenza dello sconquasso in Stratosfera. Ma su ciò non abbiamo sufficienti elementi da proporre per ora.
Precedentemente avevamo già segnalato che gennaio avrebbe potuto ospitare una nuova fase fredda, ma stavolta ancor più rigida, con ingerenza severa verso il Mediterraneo centrale.
Un consistente elemento di contrasto termico lo favorirà il periodo con ulteriori temperature anomale che avremo sino a fine anno per l’avvio di una fase con anticicloni africani nell’area mediterranea. Qui abbiamo ancora temperature superficiali del mare più elevate rispetto alla media. E quando l’anticiclone africano sarà schiacciato verso sud dalla NAO negativa, ogni area di bassa pressione che si tufferà nel Mediterraneo potrebbe assumere caratteristiche di burrasca forte.
Le forti aree depressionarie mediterranee sono un formidabile schema di comportamento delle correnti atmosferiche che è abbastanza noto. Se nel lato caldo richiamano masse d’aria africane che si umidificano sensibilmente nelle acque del Mediterraneo, e ora ancor più per il suo calore latente, il lato freddo della depressione risucchia aria dal Centro Europa e dai Balcani settentrionali, ovvero laddove potrebbero giungere le masse d’aria gelida citate prima.
Queste sono spesso spinte verso l’Italia con ondate di freddo e neve in pianura nella Penisola e parte delle Isole Maggiori.
Possiamo citare vari precedenti solo per dare un’idea di massima, in quelle fasi che hanno visto la neve a Roma e persino Napoli, come pure le regioni adriatiche.
Quindi, le prime notizie che abbiamo per gennaio, a parte quelle prospettate dai modelli matematici stagionali, indicano una recrudescenza del freddo. Freddo che a dicembre si è visto sull’Europa centrale e sino alla Francia e Isole Britanniche, con nevicate e gelo.
In Italia lo abbiamo appena percepito nel Nord dell’Italia con temperature quasi prossime alla media, se non anche inferiori su alcune aree. Mentre nella Penisola, la Sardegna e la Sicilia, hanno regnato temperature fortemente sopra la norma.
Infatti, le regioni settentrionali vivono un clima invernale, mentre altrove le temperature non giustificano nemmeno un cenno d’inverno.
Per concludere, precisiamo come sempre che la presente non è previsione meteo, ma una tendenza del Vortice Polare e delle Correnti Oceaniche. Come riferimento a questa analisi, abbiamo utilizzato dati provenienti dai modelli matematici, e soprattutto la consultazione di scienziati americani. Per l’Italia abbiamo necessariamente dovuto adattare le eventuali ingerenze che si potrebbero manifestare in una tal così ampia variazione delle correnti e masse d’aria alle varie quote atmosferiche. Inoltre, abbiamo considerato la climatologia italiana, i cambiamenti del clima, e soprattutto anche la temperatura assurdamente elevata di aria, terra e acqua.
Per le previsioni meteo, con una buona affidabilità ci dobbiamo attenere sempre o un massimo di cinque giorni. Per il lungo termine intendiamo uno spazio di due settimane di previsione che quotidianamente proponiamo nel bollettino 15 giorni, redatto anche questo dai modelli matematici deterministici.
Fonte mtg